Il Papa: “Carità, amore e fratellanza sono la strada da percorrere”

Papa viaggio aereo
Il Papa conversa con i giornalisti sul volo che da Baghdad lo riporta a Roma, dopo lo storico viaggio di quattro giorni in Iraq.

Santità, due anni fa ad Abu Dhabi c’è stato l’incontro con l’Imam Al Tayyeb di Al Azhar e la firma sulla Dichiarazione sulla fratellanza. Tre giorni fa lei si è incontrato con Al Sistani: si può pensare a qualcosa di simile anche con il versante sciita dell’Islam? E poi una seconda domanda sul Libano: san Giovanni Paolo II diceva che più che un Paese è un messaggio. Oggi purtroppo da libanese le dico che questo messaggio ormai sta scomparendo. È imminente una sua visita in Libano?

R. – Il documento di Abu Dhabi del 4 febbraio è stato preparato con il grande Imam in segreto, durante sei mesi, pregando, riflettendo e correggendo il testo. È stato – è dirlo un po’ presuntuoso, prendetela come una presunzione – un primo passo di ciò che lei mi domanda. Possiamo dire che questo sarebbe il secondo e ce ne saranno altri. È importante il cammino della fratellanza. Il documento di Abu Dhabi ha lasciato in me l’inquietudine della fratellanza, e poi è uscita “Fratelli tutti”. Ambedue i documenti si devono studiare perché vanno nella stessa direzione, sulla via della fratellanza. L’Ayatollah Al Sistani ha una frase che cerco di ricordare bene: gli uomini sono o fratelli per religione o uguali per creazione. Nella fratellanza è l’uguaglianza, ma sotto l’uguaglianza non possiamo andare. Credo che sia una strada anche culturale. […]

In tre giorni in questo Paese chiave del Medio Oriente ha fatto quello che i potenti della terra discutono da trent’anni. Lei ha già spiegato qual è la genesi interessante dei suoi viaggi, come nascono le scelte dei suoi viaggi, ma adesso in questa contingenza, guardando al Medio Oriente, può mettere in conto un viaggio in Siria? Quali possono essere gli obiettivi da qui un anno di altri luoghi in cui è richiesta la sua presenza?

R. – In Medio Oriente soltanto l’ipotesi, e anche la promessa, è il Libano. Non ho pensato a un viaggio in Siria, perché non mi è venuta l’ispirazione. Ma sono tanto vicino alla martoriata e amata Siria, come io la chiamo. Io ricordo all’inizio del pontificato quel pomeriggio di preghiera in piazza San Pietro, c’era il rosario, l’adorazione del Santissimo. Ma quanti musulmani con i tappeti a terra pregavano con noi per la pace in Siria, per fermare i bombardamenti, in quel momento in cui si diceva che ci sarebbe stato un bombardamento feroce. La porto nel cuore la Siria. Ma pensare un viaggio, non mi è venuto».

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