Il Documento è un appello per porre fine alle guerre e condanna le piaghe del terrorismo e della violenza, specialmente quella rivestita di motivazioni religiose. “La fede – si legge nella prefazione – porta il credente a vedere nell’altro un fratello da sostenere e da amare”.
Promuovere tolleranza e giustizia
Il documento chiede a tutti di impegnarsi “per diffondere la cultura della tolleranza, della convivenza e della pace”, ponendo fine ai conflitti, al degrado ambientale e al declino culturale e morale, e attuando “una distribuzione equa delle risorse naturali, delle quali beneficia solo una minoranza di ricchi, a discapito della maggioranza dei popoli della terra”.
Tutelare la famiglia e la vita
I due leader ricordano quanto siano essenziali la famiglia e il rispetto della vita: “Condanniamo tutte le pratiche che minacciano la vita come i genocidi, gli atti terroristici, gli spostamenti forzati, il traffico di organi umani, l’aborto e l’eutanasia e le politiche che sostengono tutto questo”.
Mai usare il nome di Dio per uccidere
Inoltre, dichiarano “che le religioni non incitano mai alla guerra e non sollecitano sentimenti di odio, ostilità, estremismo, né invitano alla violenza o allo spargimento di sangue. Queste sciagure sono frutto della deviazione dagli insegnamenti religiosi, dell’uso politico delle religioni e anche delle interpretazioni di gruppi di uomini di religione”. Per questo si chiede a tutti “di smettere di usare il nome di Dio per giustificare atti di omicidio, di esilio, di terrorismo e di oppressione”. Il Papa e il Grande Imam ricordano che “Dio, l’Onnipotente, non ha bisogno di essere difeso da nessuno e non vuole che il Suo nome venga usato per terrorizzare la gente”.
Non discriminare le minoranze
Il documento afferma che “è necessario impegnarsi per stabilire nelle nostre società il concetto della piena cittadinanza e rinunciare all’uso discriminatorio del termine minoranze, che porta con sé i semi del sentirsi isolati e dell’inferiorità”.
Riconoscere i diritti della donna
Si definisce, quindi, “un’indispensabile necessità riconoscere il diritto della donna all’istruzione, al lavoro, all’esercizio dei propri diritti politici”, cercando di “liberarla dalle pressioni storiche e sociali contrarie ai principi della propria fede e della propria dignità. È necessario anche proteggerla dallo sfruttamento … Per questo si devono interrompere tutte le pratiche disumane e i costumi volgari che umiliano la dignità della donna e lavorare per modificare le leggi che impediscono alle donne di godere pienamente dei propri diritti”.